25 Ago Graziano
Pieve ha appena salutato il suo Graziano. Condivido qui le parole con cui l’ho salutato a nome di tutti i pievesi.
“Essere Sindaco della propria città è un onore immenso. Nel caso di Pieve di Cento, questo è vero anche perché significa essere Sindaco di una comunità che è stata capace di costruire nei secoli, sulle basi della propria storia e identità, un patrimonio di arte e cultura eccezionale e sorprendente.
Se c’è una persona che incarna questa dote straordinaria, se c’è una persona che, trascinata da un amore appassionato, coltissimo e travolgente per Pieve, ha rappresentato negli ultimi decenni il punto di riferimento di questo percorso; che con la sua cultura vastissima, la sua simpatia contagiosa e la sua generosità sincera ha per quasi 40 anni indicato instancabilmente la via, questa persona è certamente il dott. Graziano Campanini, per tutti i pievesi: Graziano, per gli amici più cari: Abo.
Per questo, essere Sindaco di Pieve di Cento oggi, significa raccogliere il sentimento di tristezza e smarrimento di una comunità intera.
Significa dover asciugare oltre alle proprie lacrime, quelle dei tantissimi pievesi e non solo che hanno avuto il piacere di sperimentare l’amicizia di Graziano e la sua capacità di trasmettere questo smisurato amore per Pieve e per la valorizzazione e la divulgazione dell’arte e la bellezza.
Essere Sindaco di Pieve significa anche raccogliere tutte le forze e le energie di questa comunità orfana e tristissima per ringraziare e onorare nel modo migliore possibile Graziano.
E tutti coloro che lo conoscevano sanno benissimo quale sia il modo migliore: amare Pieve in maniera autentica e gratuita. Proseguire il percorso da lui indicato di scrupolosa e raffinata costruzione di Pieve come città e comunità d’arte, capace e desiderosa di diffondere bellezza e conoscenza, rendendole accessibili a tutti.
Se non facessimo questo, e se non lo facessimo con tutte le nostre forze, ci prenderemmo una sonora e colorita sgridata da Graziano. Perché è proprio questa l’enormemente preziosa eredità che Graziano ci affida.
Graziano è nato lo stesso anno dei miei genitori. Questo significa due cose: la prima è che ci ha lasciato troppo presto. Aveva ancora troppe cose da insegnarci, aveva ancora troppe risate da fare e da farci fare. Questo, personalmente è e sarà il mio rimpianto più grande, come cittadino di Pieve e come sindaco: quante cose ancora mi avrebbe potuto insegnare, quante opportunità, quanti nuovi progetti ci avrebbe potuto indicare.
La seconda è che, come dei figli che perdono un genitore troppo presto, la nostra generazione è chiamata ad uno sforzo straordinario: che somma al dolore della perdita la necessità di raccogliere l’insegnamento ricevuto e tradurlo in fretta nella propria vita e nel proprio servizio, con impegno e passione.
Graziano, ce la metteremo tutta.
Quello che oggi è Pieve lo dobbiamo anche a te. In tantissimi lo hanno detto e riconosciuto. Penso però che sia vero un po’ anche il contrario: quello che sei stato capace di essere, sentivi di doverlo alla tua amata Pieve, di cui sei stato amatissimo figlio.
Ecco, io sento dal profondo del cuore che sia questa la nostra grande fortuna, potremo ricordarci di te, con affetto e gratitudine, ogni volta che ammireremo un dipinto o una scultura conservati in questa chiesa o nella nostra nuova Pinacoteca, che certamente e naturalmente porterà il tuo nome, ogni volta che percorreremo le strade di Pieve o entreremo nei suoi monumenti e ci accorgeremo, ogni volta con rinnovato stupore e meraviglia (come facevi sempre tu), di quant’è bella la tua e nostra Pieve.
Graziano, ora riposati e ascolta questo corale, commosso e sincero: “Grazie, Graziano”.
Noi, mai come oggi, risentiremo la tua scanzonata e ironica risposta “Prego, preghiamo” e, mai come oggi, sorrideremo, di un sorriso commosso e infinitamente grato di averti avuto come amico, come maestro, e per sempre come concittadino della tua amata Pieve di Cento.