26 Apr 25 Aprile 2023 – Buon 25 aprile!
“Care ragazze e cari ragazzi,
quest’anno ho deciso di celebrare il 25 aprile rivolgendomi a voi con una lettera. Spero che non vi dispiaccia ma ho anche deciso di leggervela oggi, qui, pubblicamente, nella nostra Piazza, davanti a tutti i cittadini pievesi. Questa lettera sarà il mio, sempre emozionatissimo, discorso del 25 aprile.
Ho deciso di farlo per tanti motivi ma forse il più importante è un motivo molto semplice: più passano gli anni da quel 25 aprile 1945, più purtroppo si affievolisce la possibilità di ascoltare i racconti e le testimonianze dirette di chi c’era 78 anni fa, e più quindi dobbiamo sentire sulle nostre spalle la responsabilità di essere noi a difendere e consegnare a voi il senso custodito in questo giorno, quel senso che lo fa essere una delle feste più importanti degli italiani!
La mia generazione ha potuto ascoltare tanti racconti e testimonianze direttamente dalla voce dei nostri nonni. Per fortuna abbiamo e avete ancora oggi fra noi alcune di quelle voci e menti straordinarie, come ad esempio quella della Senatrice Liliana Segre, donna che l’attuale Consiglio Comunale ha reso cittadina onoraria di Pieve di Cento. Ecco, le parole e il pensiero della Senatrice Segre ci fanno comprendere quanto preziosi siano gli insegnamenti di chi c’era, quanto sia efficace sentire direttamente dai loro ricordi che cosa realmente sia stato l’odio disumano del nazi-fascismo e che cosa abbia provocato l’orrore della guerra.
E proprio per questo penso che, anno dopo anno, dobbiamo sempre di più rivolgere la nostra attenzione a voi, per festeggiare insieme ogni 25 aprile e per trasmettere a voi e alle future generazioni il senso e la bellezza di questa festa italiana.
E io ho deciso di farlo con questa lettera anche perché so che parlando con voi bisogna andare al sodo, senza fronzoli.
E allora vorrei concentrare tutta la nostra attenzione in una domanda apparentemente banale a cui dobbiamo aiutarvi a rispondere, anzi, a cui dobbiamo rispondere insieme:
Perché ogni anno, da 78 anni, facciamo festa il 25 aprile?
La risposta di per sé è molto semplice: perché in quell’aprile del 1945 l’Italia fu liberata dall’invasore, l’esercito della Germania nazista di Hitler, e dal suo alleato, ovvero le truppe fasciste ancora fedeli al Duce, Benito Mussolini.
Ma non basta.
In quella primavera del ’45, l’Italia fu liberata da oltre 20 anni di Fascismo!
Ma oggi riusciamo a capire la grandezza di tutto questo?
No, forse voi non lo riuscite a capire fino in fondo, così come forse non lo riusciamo a capire tutti noi, che non abbiamo vissuto l’orrore di quella guerra e l’orrore di quello che fu la dittatura fascista.
Perché forse non riusciamo a capire fino in fondo che cosa significa Libertà.
Non riusciamo a capire cosa significhi NON poter esprimere la nostra opinione, non essere liberi di avere una nostra religione, non essere liberi di essere diversi da quello che viene imposto come bello, forte, superiore.
Forse non riusciamo a capire cosa volesse dire vivere in un paese dove se eri ebreo o eri “diverso”, venivi respinto, cacciato, picchiato, mandato in un campo di concentramento, o mandato in carcere e spesso perfino ucciso.
Non possiamo comprendere cosa significasse vivere nel terrore seminato da squadre di persone in camicia nera che se ti azzardavi a denunciare che quello che stava succedendo era ingiusto venivano a cercarti, a rapirti e poi a ucciderti o a farti morire in prigione, come accadde a Giacomo Matteotti o ad Antonio Gramsci, solo per fare due esempi di uomini a cui sono intitolate due fra le principali vie del nostro paese e di quasi tutti i paesi italiani.
Il 25 aprile festeggiamo perché l’Italia riuscì a liberarsi, a svegliarsi dal sonno in cui era piombata la stragrande maggioranza degli italiani quando si lasciò convincere che un Duce, un uomo solo e forte al comando, sarebbe stato la soluzione a tutti i problemi. Per poi risvegliarsi nell’incubo dello squadrismo, delle leggi razziali (bambini e ragazzi come voi non potevano andare a scuola solo perché erano ebrei!), della guerra coloniale in Etiopia dove gli italiani andarono ad occupare, massacrare e umiliare un intero popolo, e infine di una guerra atroce e assurda sfociata poi anche in una guerra civile.
Se l’Italia riuscì a riconquistare la sua libertà fu certamente grazie agli eserciti alleati che sconfissero le truppe nazifasciste, ma la liberazione e la rinascita dell’Italia fu conquistata e costruita anche grazie alla Resistenza, grazie ai Partigiani italiani!
Sì, cari ragazzi e ragazze, ci furono uomini e donne, alcuni anche giovani quasi come voi, che si ribellarono e decisero di combattere contro l’ingiustizia e per riconquistare la libertà!
In quell’aprile 1945 l’Italia non si liberò subito dall’odio seminato e sparso in tanti anni. Dovete sapere infatti che, purtroppo, dopo quel 25 aprile del 1945 per alcuni mesi, anche qui a Pieve di Cento, si consumarono dei crimini terribili. La strada per arrivare alla vera pace nella comunità italiana e anche pievese non era ancora finita. Alcuni Italiani e anche alcuni pievesi, a guerra finita, si macchiarono di crimini orribili: per sete di vendetta o per rabbia, andarono a prelevare dalle loro case delle persone che ritennero colpevoli di essere stati in un qualche modo a fianco dei fascisti, le strapparono alle loro famiglie e le uccisero.
Gli omicidi commessi da questi criminali hanno lasciato ferite aperte fino ad oggi, prima di tutto in quelle famiglie, ma anche in tutta la nostra comunità, tanto che ancora oggi, dopo tanti anni, abbiamo bisogno, e io in particolare come vostro Sindaco sento il bisogno di percorrere insieme la strada della vera e profonda pacificazione.
Io penso che per tanti anni su quei crimini si siano commessi due gravi errori: il primo è stato quello di chi non volle parlarne. Il secondo gravissimo errore è stato quello di chi disse e alimentò l’idea che quei crimini fossero tali da dover far dimenticare o anche solo ridimensionare la Storia e la grandezza dell’eroica Resistenza partigiana e quindi la grandezza della festa di oggi.
C’è qualcuno che anzichè fare quello che dovevamo e dobbiamo fare tutti, cioè piangere le vittime di quei crimini e consolare quelle famiglie, ha usato quei crimini per confondere la Storia, per fare confusione fra quegli omicidi, odiosi e terribili, e l’eroico sacrificio di TANTI italiani che lottarono, sacrificando volontariamente anche la loro vita, per liberare TUTTI gli italiani e restituire a tutti la Libertà.
E allora il senso della Festa di oggi va celebrato anche così: lavorando tutti perché il 25 aprile sia sempre di più la Festa di tutti gli Italiani, una Festa della Libertà e della Pace, conquistata dopo tanto sangue versato e tanto odio seminato.
Solo così riusciremo fino in fondo a difendere il 25 aprile dalla pigrizia di chi dimentica il valore della libertà e l’altissimo prezzo pagato per averla, da chi ancora oggi si ostina a non ricordare la Storia e i suoi insegnamenti.
Care ragazze e cari ragazzi, in quell’aprile del 1945, grazie alla Resistenza partigiana iniziò il percorso di ricostruzione e di pace di un paese distrutto e dilaniato dalle bombe e dall’odio. Un percorso che si costruì sulle fondamenta della nostra Costituzione: nata dalle menti illuminate di uomini e donne, di pensiero e storia differenti, ma che dopo aver combattuto uniti contro il fascismo si unirono per scrivere i principi fondamentali e le regole su cui fondare da allora in poi il nostro vivere insieme, come cittadini italiani ed europei.
Sì, care ragazze e cari ragazzi, oggi è e deve essere la Festa di tutti gli italiani. Riflettiamo insieme su questo, canticchiando dentro di noi o anche cantando ad alta voce “Bella Ciao”, che ormai è diventato un inno mondiale alla libertà. Riflettiamoci mentre consoliamo tutte le famiglie che hanno avuto fra i loro cari vittime dell’odio di quegli anni. Sì, anche quelle famiglie vittime dei crimini dell’immediato dopo guerra.
Riflettiamoci mentre in bicicletta andiamo nella nostra campagna a rendere omaggio a quei giovanissimi pievesi Luciano Campanini, Athos Alberghini, Aroldo Taddia e all’argilese Attilio Gadani. Mentre pedaliamo verso i cippi che ricordano il luogo dove furono barbaramente uccisi, respiriamo il profumo della libertà che conquistammo anche grazie al sacrificio delle loro vite e quelle di migliaia di altre donne e uomini coraggiosi come loro.
Riscopriremo così, anno dopo anno, che il senso del 25 aprile sta nel credere, e tramandare di generazione in generazione, che di fronte a ogni forma d’odio, di fronte ad ogni dittatura e soppressione della libertà e dei diritti, ad ogni oppressione del più debole, ad ogni discriminazione di chi è diverso, e di fronte ad ogni tentativo di rivedere o cancellare la Storia, dobbiamo unirci e gridare:
ORA e SEMPRE: Resistenza!
Care ragazze e cari ragazzi, cari pievesi:
buon 25 aprile!