30 Nov 25 novembre 2020 – Revoca della Cittadinanza Onoraria a Benito Mussolini
Nella seduta consigliare del 25 novembre, con i voti favorevoli della maggioranza e i voti contrari della minoranza abbiamo revocato la cittadinanza onoraria di Pieve di Cento che fu concessa al Duce del Fascismo il 24 maggio del 1924.
Questo è l’intervento con cui ho presentato quella decisione
“Sono trascorsi ormai 100 anni da quel 24 maggio 1924. Giorno nel quale, dietro un accorato invito ricevuto dalla Confederazione Nazionale dei Comuni Fascisti, anche il Consiglio Comunale di Pieve di Cento conferì al Duce, Benito Mussolini, la cittadinanza onoraria.
Oggi, 25 novembre 2020, a questo Consiglio Comunale proponiamo, in piena libertà e democrazia, senza aver ricevuto l’invito da nessuno, la revoca di quell’atto.
Dal giorno in cui abbiamo iniziato a valutare l’opportunità di compiere questo gesto, ci siamo posti con lucida sincerità alcune domande, che molto probabilmente sono le stesse domande che si potrebbero e ci potrebbero porre i nostri cittadini:
Perché? Che senso ha? Che utilità ha? Non ci sono cose più urgenti a cui pensare?
Innanzitutto tranquillizzo tutti coloro che dovessero comprensibilmente temere che tale questione, in questo periodo di emergenza sanitaria nazionale, abbia distolto il loro Sindaco e la loro amministrazione comunale dalla gestione delle tante attività necessarie per assistere la popolazione e garantire i servizi necessari.
Posso assicurare loro e voi tutti che la preparazione di questo atto non ha tolto nulla in termini di energie e sforzi profusi per far fronte all’emergenza Covid e al contempo per portare avanti i nostri tanti impegni e progetti. Credo che l’ordine del giorno di questa sera valga come dimostrazione oggettiva di quanto ho appena detto. Chiarito questo fondamentale aspetto, però era e resta per noi importante rispondere alle altre domande sul senso del gesto che stiamo compiendo. Ma nello sforzo di rispondere a quei “Perchè” ci siamo imbattuti in altri “Perchè” e in altre domande.
E’ importante partire dal presupposto che la cittadinanza onoraria è il massimo e più nobile riconoscimento che un Comune possa concedere. I Cittadini onorari di Pieve sono ad oggi solo otto.
Ebbene, partendo da qui ci siamo chiesti:
perché la nostra Comunità dovrebbe continuare ad avere Benito Mussolini fra i suoi pochi cittadini onorari?
Per quale “onore” dovrebbe continuare ad essere presente, anche se già morto, nell’albo d’oro dei nostri cittadini onorari?
Con quale coerenza possiamo ancora lasciare al Duce, e alla sua memoria, il grande onore di essere nostro cittadino onorario, dopo quello che la Storia ci ha consegnato sul suo agire e sulle conseguenze del suo operato?
Come possiamo avere il Duce come cittadino onorario e al contempo avere una delle strade più importanti del nostro splendido paese intitolata a Giacomo Matteotti, il cui omicidio avvenne proprio pochi giorni dopo quel 24 maggio 1924, quando la storia ci dice che di quel terribile omicidio proprio il Duce assunse pubblicamente (il 3 gennaio 1925) la responsabilità politica, morale e storica?
Perchè il “Duce del Fascismo” dovrebbe continuare ad essere uno dei nostri pochi cittadini onorari dal momento in cui viviamo in un Paese ricostruito, dopo una guerra fratricida, grazie ad una Costituzione fondata sull’antifascismo?
Come può colui che promulgò le Leggi Razziali essere cittadino onorario di Pieve di Cento insieme a Liliana Segre, a cui questo stesso Consiglio Comunale ha conferito la cittadinanza onoraria solo pochi mesi fa?
Ecco che, rispondendo a queste domande, noi abbiamo trovato le risposte anche alle domande che ci ponevamo all’inizio.
Ma una cosa per noi è fondamentale: la Storia non si cancella, si può solo continuare a scrivere. Per questo noi non vogliamo strappare quella pagina di storia che riguardò anche la nostra amata Pieve, men che meno vogliamo far riaffiorare ferite dolorosissime che quei terribili anni determinarono anche negli anni a venire. Ma vogliamo afferrare la penna e scrivere una nuova pagina. Sì, anche se a distanza di quasi un secolo.
Pensiamo infatti che la vita di una Comunità sia un po’ come la vita di ciascuno di noi: ogni cosa va fatta a suo tempo e noi crediamo che il tempo per fare “questa cosa” sia oggi.
Ed è con grande senso di responsabilità, guidati dall’atteggiamento di chi cerca pace e al tempo stesso coerenza e giustizia storica, che vogliamo compiere questo gesto che per noi è di grande importanza simbolica e, appunto, storica. Lo vogliamo compiere, lo ripeto, con grande pace, senza proclami, senza strumentalizzazioni e soprattutto senza presunzione. Lo vogliamo compiere perchè crediamo che nello sfogliare le pagine della Storia di Pieve di Cento e della Storia del nostro Paese, sia importante, da domani, trovare anche una pagina come quella che possiamo scrivere insieme questa sera. Sappiamo tutti che la Storia deve essere innanzitutto conosciuta, per poter imparare dai fatti accaduti e dai contesti in cui questi fatti accadevano. Ed è forse anche in questo che trova senso l’atto che compiamo questa sera: ci consente di contribuire a conoscere la Storia. ”