25 Apr 25 aprile 2024
Care Pievesi e cari Pievesi,
ed in particolare, permettetemi, care Ragazze e cari Ragazzi,
anche quest’anno siamo qui nella nostra Piazza a celebrare insieme quella che, badate bene, è una delle Feste più importanti per la storia del Popolo, dello Stato e della Repubblica Italiana.
Nelle ragioni della Festa di oggi affondano le radici da cui, dopo il fuoco divampato a causa della Seconda Guerra mondiale in cui ci condusse il Fascismo e dalle ceneri in cui quel fuoco ha lasciato l‘Italia, è germogliata la nostra Costituzione, ovvero il fondamento e l’anima della nostra Democrazia, della libertà in cui viviamo, dei doveri e dei diritti che animano la nostra vita di singoli cittadini e la vita della nostra comunità.
Nella festa di oggi vive una parola che è un’idea per cui donne e uomini hanno dato la vita, che rappresenta una visione del mondo e dell’umanità, una parola che deve essere il faro delle nostre Istituzioni dopo che il nostro paese ha vissuto venti anni di violenta dittatura sfociati nell’abominio delle leggi razziali, nella tragedia della seconda guerra mondiale, nell’orrore disumano dei campi di sterminio e infine in una feroce e fratricida guerra civile.
Quella parola non solo va pronunciata, ma va gridata e difesa non solo oggi ma tutte le volte che la vediamo trascurata, o peggio oscurata. Ma quella parola si mantiene viva solo se trova nutrimento in ciascuno di noi, nelle nostre vite e nel nostro impegno. Quella parola, Care ragazze e cari ragazzi è: “ANTIFASCISMO”!
Quest’anno abbiamo la fortuna e al tempo stesso il dovere di nutrire questa parola facendoci aiutare dall’esempio e dal ricordo di uno dei primi martiri dell’Antifascismo: Giacomo Matteotti. Sì, proprio colui che ha dato il nome a tantissime fra le più importanti strade e piazze delle città italiane. Fra cui anche la nostra via Matteotti, qui a Pieve di Cento.
Proprio 100 anni fa Giacomo Matteotti venne barbaramente ucciso dai fascisti dopo aver dedicato la sua vita, di amministratore comunale prima e poi di parlamentare, a denunciare, contrastare e combattere gli imbrogli, i loschi affari e la violenza del Fascismo.
A lui, che prima di tantissimi altri capì e contrastò la gravità di quello a cui il nostro Paese stava andando incontro, alla sua intelligenza, al suo coraggio e alla sua onestà oggi più che mai deve andare la nostra memoria e la nostra riconoscenza. Sto cercando in questi giorni di studiare con attenzione la vita di Giacomo Matteotti, e dovremmo farlo tutti. Abbiamo un grande bisogno di uomini e di Politici come Matteotti, e abbiamo bisogno di far rivivere in noi cittadini italiani, grazie al suo esempio, quella passione civile e quel coraggio che lo spinsero a lottare fino alla morte contro il Fascismo che stava ormai dilagando come una cancrena uccidendo la libertà e la giustizia nel nostro Paese.
Non a caso, proprio dal ricordo di Matteotti parte il brano che lo scrittore Antonio Scurati avrebbe dovuto leggere su una rete della TV pubblica italiana ma che purtroppo non gli è stato consentito di leggere. Oltre a denunciare anche io, anche da qui quella che è troppo e tremendamente simile ad una censura, penso sia giusto e bello, in questo giorno e in questa piazza, leggerne insieme almeno una parte:
“Lo attesero sottocasa in cinque, tutti squadristi venuti da Milano, professionisti della violenza assoldati dai più stretti collaboratori di Benito Mussolini. L’onorevole Matteotti, il segretario del Partito Socialista Unitario, l’ultimo che in Parlamento ancora si opponeva a viso aperto alla dittatura fascista, fu sequestrato in pieno centro di Roma, in pieno giorno, alla luce del sole. Si batté fino all’ultimo, come lottato aveva per tutta la vita. Lo pugnalarono a morte, poi ne scempiarono il cadavere. Lo piegarono su se stesso per poterlo ficcare dentro una fossa scavata malamente con una lima da fabbro.
Mussolini fu immediatamente informato. Oltre che del delitto, si macchiò dell’infamia di giurare alla vedova che avrebbe fatto tutto il possibile per riportarle il marito. Mentre giurava, il Duce del fascismo teneva i documenti insanguinati della vittima nel cassetto della sua scrivania.
In questa nostra falsa primavera, però, non si commemora soltanto l’omicidio politico di Matteotti; si commemorano anche le stragi nazifasciste perpetrate dalle SS tedesche, con la complicità e la collaborazione dei fascisti italiani, nel 1944.
Fosse Ardeatine, Sant’Anna di Stazzema, Marzabotto. Sono soltanto alcuni dei luoghi nei quali i demoniaci alleati di Mussolini massacrarono a sangue freddo migliaia di inermi civili italiani. Tra di essi centinaia di bambini e perfino di infanti. Molti furono addirittura arsi vivi, alcuni decapitati.
Queste due concomitanti ricorrenze luttuose – primavera del ’24, primavera del ’44 – proclamano che il fascismo è stato lungo tutta la sua esistenza storica – non soltanto alla fine o occasionalmente – un irredimibile fenomeno di sistematica violenza politica omicida e stragista. Lo riconosceranno, una buona volta, gli eredi di quella storia?
(…)
Mentre vi parlo, siamo di nuovo alla vigilia dell’anniversario della Liberazione dal nazifascismo. La parola “antifascismo” palpiterà ancora sulle labbra riconoscenti di tutti i sinceri democratici, siano essi di sinistra, di centro o di destra. Finché quella parola – antifascismo – non sarà pronunciata da chi ci governa, lo spettro del fascismo continuerà a infestare la casa della democrazia italiana”
Anche da qui, anche da Pieve di Cento si deve levare la parola “antifascismo” e anche sulle nostre labbra di noi pievesi quella parola deve palpitare.
Anche la nostra Comunità ha pagato a caro prezzo l’odio seminato in 20 anni di squadrismo fascista, di leggi razziali, di bombardamenti e di guerra civile.
Pagò con il sangue di tutti i soldati e i partigiani i cui nomi sono ricordati ad imperitura memoria nel sacrario custodito nella nostra splendida Chiesa dei Santi Rocco e Sebastiano dove prima abbiamo celebrato la Messa. Pagò con la vita di quei Partigiani, figli di questa terra, a cui anche quest’anno andremo a rendere il nostro doveroso e commosso omaggio.
Anche la nostra Comunità pagò con soprusi, violenze e ingiustizie subite negli anni della dittatura fascista, pagò con la miseria, la paura e l’odio vissuti dopo l’8 settembre del ’43 durante gli anni della guerra civile.
E purtroppo la nostra Comunità ha continuato a pagare un prezzo altissimo anche nei giorni e nelle settimane immediatamente successive alla fine della Guerra: ulteriori vite umane spezzate e intere famiglie segnate per sempre a causa di omicidi commessi da criminali che prelevarono e uccisero nostri concittadini fra cui i sette fratelli Govoni ma non solo loro.
Ancora oggi le Famiglie di quelle vittime faticano a festeggiare insieme a tutta la Comunità la grande Festa di oggi ovvero la Festa della Liberazione del nostro paese dal cancro del Nazi-Fascismo, perché ancora oggi non riescono a non associare quei criminali che hanno ucciso i loro cari a quella che invece, INDISCUTIBILMENTE fu l’eroica lotta della Resistenza Partigiana che qui in pianura e lassù sui monti aiutò in maniera fondamentale l’esercito alleato a liberare l’Italia dall’occupazione Tedesca e sconfiggere quel Fascismo che arrivò ad armare la terribile Guardia Nazionale e le Brigate nere per combattere e uccidere altri italiani.
E’ pensando a quelle famiglie che in questi 5 anni in cui sono stato Sindaco del mio paese ho cercato di dare il mio doveroso contributo per far sì che il 25 aprile potesse diventare, anno dopo anno, anche un percorso di definitiva pacificazione all’interno della nostra splendida comunità, ovvero un percorso attraverso cui, guardando negli occhi i parenti di quelle vittime, gli si tenda la mano e, fianco a fianco, li si aiuti a sollevare con umana fatica lo sguardo dalla loro drammatica memoria familiare e personale e li si aiuti a guardare pur con gli occhi lucidi la Storia, pur senza pretendere che si cancellino le ferite lasciate da quei crimini. Dobbiamo rispettare e proteggere quel dolore, e questo lo possiamo fare innanzitutto descrivendo e condividendo i fatti e i crimini che lo causarono, poi asciugando le lacrime delle famiglie vittime di quegli omicidi e infine proteggendo quel dolore da chi continua a pensare di usarlo per confondere, o peggio ancora, cambiare la Storia, quella dell’Italia, quella che ha visto una parte del popolo italiano resistere e ribellarsi ad una terribile, odiosa feroce dittatura Fascista e poi sconfiggere e liberarci tutti dall’invasione NaziFascista.
Ecco, forse proprio quella parola, “Antifascismo” può e deve guidare anche questo sentiero di pacificazione della nostra comunità: è percorrendo questo sentiero che nel 2020 abbiamo voluto revocare la cittadinanza onoraria che, esattamente 100 anni fa, anche Pieve di Cento conferì a Benito Mussolini, è percorrendo questo sentiero, che con delicatezza e profonda umanità, potremo arrivare tutti insieme a gridare sempre più forte:
IERI OGGI E SEMPRE: RESISTENZA!
Buon 25 aprile a tutti voi!